venerdì 24 aprile 2015

"Sport nell'Europa in guerra", una mostra da non perdere


 Finalmente. Finalmente una vetrina - piccola ma non per questo spoglia di interessanti contenuti - che restituisce dignità allo sport, troppo spesso vituperato come un argomento frivolo, e alle sue innumerevoli sfaccettature politiche e culturali. "Sport, sportivi e Giochi olimpici nell'Europa in guerra (1936-1948)", mostra temporanea itinerante che sta facendo il giro del Vecchio Continente, ha il merito di narrarci una miriade di storie all'interno della Storia con la "s" maiuscola, tra figure abbondantemente celebrate dall'epica sportiva e carneadi strappati all'eterno oblio soltanto in tempi recenti. 

 Allestita nell'ambito delle iniziative per la Giornata della Memoria 2015 grazie al Mémorial de la Shoah di Parigi e ai suoi collaboratori italiani, la mostra ha fatto tappa anche in Toscana: in questi giorni ha trovato casa a Viareggio nell'elegante Villa Argentina, magnifico esemplare di architettura liberty rimasta abbandonata per lungo tempo e recentemente restituita alla città dalla Provincia di Lucca.

 Per uno strano scherzo del destino - o di Carnevale, festa particolarmente popolare a queste latitudini -, la mostra è stata inaugurata alla vigilia dei festeggiamenti per il 25 aprile dall'Istituto Storico della Resistenza e dalla sezione locale dell'Anpi. Giornata della Memoria e resistenza non sono certo due concetti antitetici e basta girovagare per le stanze di Villa Argentina per accorgersene: tra le righe dei 21 pannelli che compongono il nucleo centrale dell'iniziativa si possono leggere esempi di atleti che videro nello sport una forma, ben appunto, di resistenza e di opposizione ai regimi che invece ne fecero strumento di tortura e di propaganda.

 I Giochi olimpici cui si fa riferimento nel titolo sono quelli di Berlino del 1936, assegnati alla Germania ai tempi della Repubblica di Weimar e sfruttati da Adolf Hitler per mostrare la presunta superiorità della razza ariana, e i successivi di Londra del 1948: in mezzo c'è una dozzina di anni marchiata sì dalla Seconda guerra mondiale, ma caratterizzata anche da vicissitudini sportive più o meno note.


 È il caso delle cosiddette "Olimpiadi popolari in Catalogna", pianificate nel 1936 a Barcellona come evento a cinque cerchi alternativo a quello di Berlino in segno di protesta contro il totalitarismo hitleriano e poi cancellate dallo scoppio della guerra civile in Spagna. È il caso del "giudaismo muscolare" propugnato dalla polisportiva Hakoah di Vienna di matrice ebraica. È il caso di due valenti allenatori di calcio capaci di mietere successi in Italia - l'ungherese Árpád Weisz, vincitore di tre campionati con Bologna e Inter morto in un campo di concentramento che il giornalista Matteo Marani ha fatto rivivere nel suo "Dallo scudetto ad Auschwitz", e il connazionale Ernő Egri Erbstein, tecnico del Grande Torino scomparso assieme ai giocatori nella tragedia di Superga a cui il britannico Dominic Bliss ha dedicato un libro. È il caso di Alfred Nakache, nuotatore ebreo francese nato in Algeria sopravvissuto all'Olocausto. È il caso della storica amicizia tra Jesse Owens, il formidabile velocista statunitense che vinse quattro ori ai Giochi di Berlino, e il rivale tedesco Luz Long, che trovò la morte in guerra sul fronte italiano nel 1943.

 A fianco del nucleo centrale c'è una seconda sezione disseminata in sei pannelli e dedicata al fascismo che, soprattutto negli anni Trenta, fece leva sui successi degli sportivi nostrani per cementare la coesione sociale, alimentare il consenso e glorificare l'Italia agli occhi degli stranieri (a proposito di estero: si parla anche dello sport nelle colonie italiane in Africa). Ma la vera chicca sono indubbiamente le immagini della sfida di tennis tra Italia e Germania disputata nel 1939 all'ombra dei pini di Viareggio, tratte dall'archivio fotografico dell'ex Azienda di Promozione Turistica della Versilia.



 Un unico appunto: peccato che, parlando di sport e fascismo, non si faccia menzione alla Carta di Viareggio siglata il 2 agosto 1926 con l'intento di riformare il calcio italiano e che gettò le basi per la costituzione di un campionato nazionale a girone unico. Piccola dimenticanza a parte, la mostra merita di essere visitata. Perché è una lezione di storia poco accademica per gli studenti ma anche un bel ripasso per i più grandi. E perché ci ricorda che lo sport non è solo business e lustrini.

La mostra in sintesi 
Dove: Villa Argentina, via Fratti angolo via Vespucci, Viareggio 
Quando: il 25 e 26 aprile, l’1, 2 e 3 maggio dalle 10 alle 18; il 27, 28, 29 e 30 aprile dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18.
Ingresso: gratuito

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