lunedì 4 giugno 2012

E fu così che..."Clamoroso al Cibali!"


Quel Catania allenato da Carmelo Di Bella, etneo purosangue che negli anni da calciatore mai aveva abbandonato la sua amata Sicilia, proprio non poteva intimidire l'Inter dei vari Antonio Angelillo, Mario Corso, Giacinto Facchetti e Armando Picchi. All'andata i nerazzurri avevano maramaldeggiato contro la formazione siciliana, neopromossa nel massimo campionato italiano, infliggendole un eloquente 5-0 propiziato da ben quattro autoreti di giocatori del Catania.

I siciliani, sebbene fossero sorprendentemente terzi in classifica, parevano quasi fare tenerezza all'allenatore Helenio Herrera: il Mago che avrebbe successivamente trasformato l'undici meneghino nella Grande Inter nella circostanza bolla i malcapitati avversari come "squadra di postelegrafonici". E adesso guai che uno degli squadroni del Nord nutra anche il minimo timore nei confronti della cenerentola siciliana.

È il 4 giugno 1961 e i calciofili italiani attendono con ansia la giornata conclusiva del campionato di Serie A: la Juventus attende il Bari forte del primo posto in classifica con 46 punti, uno in più del Milan che a San Siro ospita il Vicenza e due in più dell'Inter, impegnata a Catania.

Ma l'epilogo potrebbe essere prolungato di altri novanta minuti: è del giorno precedente la notizia che la Commissione d'appello federale ha ordinato la ripetizione di Juventus-Inter. L'incontro si era disputato il 16 aprile al "Comunale" di Torino, dove si erano copiosamente riversati tifosi di ambo gli schieramenti. La folla era straboccante, gli spalti insufficienti ad arginarla e oltre cinquemila spettatori erano straripati ai bordi del rettangolo di gioco: si giocava da poco più di mezzora e l'arbitro Gambarotta aveva deciso di sospendere l'incontro.

Dieci giorni dopo, la Lega Calcio assegna la vittoria a tavolino per 2-0 all'Inter. Ma la Juventus presenta immediatamente ricorso e vince, ottenendo che la partita venga rigiocata. I nerazzurri insorgono: alcuni dirigenti parlano di ingerenza da parte di Umberto Agnelli, che dal 1959 riveste il doppio incarico di presidente della Juventus e della Federcalcio.

L'Inter si presenta alle pendici dell'Etna conscia che non sarà l'ultimo incontro della stagione. La mente viaggia verso la sfida con la Juventus, eppure il Catania è avversario non certo malleabile: dopo la scoppola di San Siro ha infatti sconfitto nientemeno che il Milan di Gianni Rivera e Niels Liedholm, battuto per 4-3 allo stadio "Cibali" che sorge nell'omonimo quartiere, il più antico della città.

Foto calcioromantico.it
Adesso tocca all'altro undici milanese, certo più attrezzato dell'avversario che, però, ha ormai guadagnato da tempo l'agognata salvezza. L'Inter, invece, è costretta a vincere. I dirigenti etnei sembrano voler agevolare il compito dei nerazzurri, offrendo un premio doppio ai calciatori catanesi in caso di sconfitta. Proposta respinta: il campionato deve essere onorato fino all'ultima giornata, bisogna giocare come se la retrocessione fosse un pericolo ancora tangibile.

Il nervosismo, la tensione e il pessimo stato del campo di gioco - "Terreno con qualche vago presentimento d’erba" scriverà il giorno successivo la Gazzetta dello Sport tra le note - fanno improvvisamente vacillare la spavalderia di Herrera e della sua squadra. Che capitola dopo venticinque minuti: allontanato sugli sviluppi di un corner da Bengt Lindsgog, il pallone finisce sui piedi di Mario Castellazzi e l'attaccante emiliano fulmina il portiere Mario Da Pozzo con una conclusione sotto l'incrocio.

Chiamata adesso a completare una difficilissima rimonta, l'Inter finisce per smarrirsi: perde Balleri per espulsione, vede lo stesso Castellazzi segnare il secondo gol poi annullato dall'arbitro De Marchi di Pordenone, vede i montanti negare il raddoppio al Catania. Ma il calvario del "Cibali" non è ancora giunto al termine. Il venticinque si rivela nuovamente un numero fatale per i nerazzurri, colpiti al settantesimo minuto - e dunque il venticinquesimo della ripresa - dall'argentino Salvador Calvanese nonostante i disperati tentativi di Da Pozzo e Facchetti.



Il pubblico siciliano è ebbro di gioia quando il direttore di gara sancisce la fine delle ostilità, Facchetti è talmente frastornato che, racconta qualcuno, si dirige nello spogliatoio sbagliato. "Clamoroso al Cibali!" sono le parole che il giovane radiocronista Sandro Ciotti pronuncia dalla sua postazione allo stadio. O, almeno, questo è quanto dice la leggenda, dal momento che non esistono documenti audio in grado di sviscerare il mistero.

La delusione dell'Inter, invece, è piuttosto concreta. Perché all'altro capo dell'Italia la Juventus ha pareggiato 1-1 con il Bari: i punti di vantaggio adesso sono tre ed anche vincendo l'incontro di recupero l'Inter rimarrà dietro. Cinque giorni dopo va in scena la partita della discordia: l'Inter, in segno di protesta, manda in campo la squadra Primavera ed esce sconfitta per 9-1. La Juventus celebra le sei reti di Omar Sívori, che eguaglia il record di Silvio Piola del maggior numero di gol segnati da un singolo giocatore in un incontro di serie A, e saluta Giampiero Boniperti, giunto all'ultima fatica con la maglia bianconera. Dall'altra parte, invece, segna la sua prima rete con l'Inter il giovanissimo Sandro Mazzola.

Photo www.sportevai.it
Da questo momento, la leggenda diventa storia. "Clamoroso al Cibali" entra nell'immaginario collettivo dei pallonari italiani così come nel linguaggio di uso corrente dei cronisti: adesso, in tre parole, è possibile riassumere le sensazioni suscitate ogni volta dall'inaspettato successo del David di turno che sconfigge Golia. Nell'era della globalizzazione, inoltre, "Clamoroso al Cibali" dà il nome ad un sito internet, ora inattivo, sui bidoni transitati in Serie A e così sarà pure con una canzone di Giuseppe Castiglia e con il libro che ripercorre la storia di "Tutto il calcio minuto per minuto".

Il mito di quella partita rivive poi nel marzo del 2010, quando il Catania affossa per 3-1 l'Inter di José Mourinho. I nerazzurri perdono nuovamente al "Cibali", nel frattempo intitolato allo storico presidente catanese Angelo Massimino, quarantaquattro anni dopo. Stavolta sappiamo che a riutilizzare per l'occasione le celebri tre parole sono stati Niki Pandolfini e Francesco Repice, i due radiocronisti della Rai inviati allo stadio.

Non è invece dato sapere chi fu a coniarlo. Se qualcuno riuscirà a dipanare quell'unico, grande interrogativo, anche il giorno dell'eventuale scoperta diventerà, a modo suo, clamoroso.

Fonti:
"Da 'Scusa Ameri' a 'Clamoroso al Cibali' ", La Repubblica, 08/01/2010
Bagnati, Giuseppe, "Quel giorno che... 'Clamoroso al Cibali!' ", Gazzetta dello Sport, 09/02/2008
Intorcia, Francesco Saverio, "E la radio cantò 'Clamoroso al Cibali' ", La Repubblica, 13/06/2011
Ghirelli, Antonio, "Storia del calcio in Italia", Einaudi, Torino, 1990
Perrone, Roberto, "Il crollo dell'Inter", Corriere della Sera, 13/03/2010
Pozzo, Vittorio, "L'Inter non ha saputo reagire agli attacchi del Catania: 0-2", La Stampa, 05/06/1961
Vanetti, Flavio, "Non si dirà più 'Clamoroso al Cibali' ", Corriere della Sera, 19/06/2002

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