lunedì 26 dicembre 2011

La storia ha inizio da noi - 8


Oggi è un giorno speciale. Certo, è Santo Stefano, dunque è giorno di festa. Per gli amanti del calcio, il 26 dicembre dovrebbe essere un giorno da doppio circoletto rosso sul calendario. Come tradizione vuole, in Inghilterra si gioca regolarmente il campionato. Fu proprio in occasione di un Boxing Day che si giocò una partita destinata a divenire storica.

Photo: Neil Theasby

lunedì 5 dicembre 2011

La storia ha inizio da noi - 7


Se è vero, come dicono Simon Kuper e Stefan Szymanski nel loro libro "Calcionomica", che gli anni Ottanta sono stati il periodo più buio per il calcio inglese, è altrettanto vero che lo Sheffield Football Club non ne rimase immune. Detto dell'iscrizione alla neonata Northern Counties League nel 1982, la società inizia ad accusare i cambiamenti in essere nel mondo del calcio.

Gli anni Ottanta, infatti, sono la decade che accompagnerà il pallone nel periodo che lo stravolgerà definitivamente, con la televisione che sarà sempre più invasiva e con gli stipendi dei calciatori che subiranno un'impennata paurosa. Cambiamenti epocali sono in atto pure nella società britannica: il settore secondario è in crisi, come dimostrano lo sciopero dei minatori e le condizioni proibitive di alcuni settori trainanti dell'industria di Sua Maestà.

lunedì 28 novembre 2011

La storia ha inizio da noi - 6


Nonostante la trasferta in America porti, indubbiamente, prestigio al calcio dilettantistico inglese, lo Sheffield Football Club rimane imprigionato in una sorta di limbo. Tutto ha avuto inizio da Creswick e Prest, è innegabile, ma la storia ha oramai imboccato un'altra direzione. Inutile negarlo: le attenzioni degli appassionati sono tutte per il calcio professionistico, i cui primi campionati vengono dominati dalle squadre delle ricche città industriali quali Birmingham, Liverpool, Preston e Sunderland.

lunedì 21 novembre 2011

La storia ha inizio da noi - 5


Con il rifiuto dello Sheffield Football Club di scendere a patti con la Football Association, il calcio inglese perde la sua squadra capostipite. Ma l'influenza della città, e della creatura di Creswick e Prest, sullo sviluppo del gioco nel Regno Unito è indiscutibile. Non possono essere relegati ai margini della storia coloro che sono stati i primi a scriverla. Non accettare atleti professionisti nel proprio club non può coincidere necessariamente con la rinuncia a giocare a calcio per sempre. Lo Sheffield Football Club non chiede che di continuare a divertirsi colpendo un pallone di cuoio con i piedi.

La Football Association viene incontro alla squadra ribelle e, dopo essersi tirata inizialmente indietro, istituisce la FA Amateur Cup: si tratta di una coppa nazionale riservata alle società non professionistiche, parallela alla quasi omonima, e assai più prestigiosa, FA Cup. Nick Lane "Pa" Jackson ne è la figura chiave: il fondatore del Corinthian FC, nonché assistente segretario in seno alla Football Association, viene rivestito dell'incarico di presidente del comitato dell'Amateur Cup.

lunedì 14 novembre 2011

La storia ha inizio da noi - 4


L'ultimo quindicennio del diciannovesimo secolo segna per sempre il destino del calcio inglese. Che parte da alcuni capisaldi, come l'istituzione nel 1871 della FA Cup che vede aumentare la propria popolarità di anno in anno. Lo Sheffield Football Club entra a far parte della competizione dalla stagione 1873-74: al primo turno non sono sufficienti due incontri per superare lo Shropshire Wanderers. Si ricorre così - prima ed unica volta nella storia della FA Cup - al lancio della monetina, curioso metodo per sancire la squadra vincitrice che segue una cena tra le due squadre al Raven. Dopo la vittoria per 1-0 sui London Pilgrims al Kennington Oval, la corsa a tappe verso la finale si impantana sul campo neutro di Peterborough, dove ad alzare le braccia al cielo in segno di vittoria è il Clapham Rovers.

Sono anni di grandi soddisfazioni, per i giocatori dello Sheffield: John Charles Clegg è stato convocato il 30 novembre 1872 a Glasgow in occasione di Scozia-Inghilterra, prima sfida nella storia del calcio tra le selezioni nazionali di due diversi paesi. In futuro arbitrerà una finale di FA Cup - quella del 1882 - e ricoprirà la carica di presidente della federcalcio inglese per quattordici anni, dal 1923 al 1937: una successione di ruoli di primo piano che gli varrà il soprannome di "Napoleone del calcio".

giovedì 10 novembre 2011

Cosmosauditi

In gergo vengono chiamati petroldollari e, forse, mai neologismo suonò più calzante. Dopo essersi intrufolati in tre campionati calcistici europei - Francia, Inghilterra e Spagna -, i ricchi imprenditori d'Arabia sono in procinto di fare affari con il pallone nella patria del dollaro: i sauditi di Sela Sport, agenzia di marketing sportivo, hanno infatti rilevato i redivivi New York Cosmos dopo le recenti dimissioni dell'inglese Paul Kemsley dalla presidenza.

La nuova proprietà - che ha filiali in Ungheria, nel Regno Unito e, per l'appunto, anche a New York - potrebbe essere una garanzia di ingente disponibilità economica. Ma il cielo che domina i grattacieli della metropoli americana è tutt'altro che terso.

E tra le nubi fa capolino il volto rubicondo e barbuto di Chuck Blazer: il segretario generale uscente della Concacaf si starebbe adoperando, assieme all'ex giocatore di football americano Curtis Martin e a Shep Messing, ex portiere dei Cosmos negli anni d'oro, per portare una franchigia della Major League of Soccer a New York.

lunedì 7 novembre 2011

La storia ha inizio da noi - 3


Mentre lo Sheffield Football Club tiene alto il nome della città nelle sfide che lo contrappongono alle squadre di Londra e Nottingham, le altre società che pian piano sorgono nel grande centro industriale del South Yorkshire si annoiano. Le amichevoli, indubbiamente, costituiscono la migliore delle occasioni per acquisire dimestichezza con il foot ball. Peccato, però, che non ti diano la scarica di adrenalina, non ti facciano venire quel brivido che ti scorre lungo la schiena e ti serra lo stomaco mentre ti avvicini al campo da gioco. Manca la componente agonistica, quell'ingrediente che, un giorno, un impresario locale decide di aggiungere per rendere le partite di calcio un piatto più gustoso e saporito tanto per gli atleti quanto per gli spettatori.

lunedì 31 ottobre 2011

La storia ha inizio da noi - 2


(continua da - 1)

Allestita la squadra, la priorità adesso è reperire un terreno dove disputare le partite. E, soprattutto, trovare avversari con cui rivaleggiare. I primi incontri dello Sheffield Football Club vanno in scena sul campo di Strawberry Hall Lane Park, del quale tuttavia la società non è proprietaria: sono le classiche sfide "scapoli-ammogliati", sfide in cui le squadre vengono composte suddividendo in due parti, e seguendo l'ordine alfabetico, l'elenco degli iscritti al club.

Dopo alcune amichevoli con selezioni formate da soldati di stanza in città, per lo Sheffield Football Club è arrivato il momento di affrontare i primi, veri avversari: è il 1860 quando vede la luce l'Hallam Football Club, sezione calcistica dell'Hallam Cricket Club, espressione a sua volta dell'omonimo distretto situato a tre miglia dal centro di Sheffield. Che diventa, così, la prima città inglese a fregiarsi di un derby.

lunedì 24 ottobre 2011

La storia ha inizio da noi - 1



La frase che ho riportato nel titolo compare in una vecchia pubblicità che - se non ricordo male - girava sulle reti Mediaset. Il "noi" in questione è il Genoa Cricket and Football Club, la prima squadra di calcio in Italia, quella da cui "la storia ha inizio". Ed è un romanzo piuttosto avvincente, quello del pallone nel Belpaese.

Mi auguro che i tifosi del Grifone me la facciano passar liscia se mi permetto di prendere in prestito questo slogan sulla loro squadra per parlare di un'altra società calcistica. Quella più antica al mondo. Lo Sheffield Football Club. I casi della vita: da più di un mese sono qui, nella quinta città più grande d'Inghilterra, e scopro che è il luogo dove è nata la più antica squadra di calcio al mondo. Se, poi, pensate che il motivo del mio trasferimento è un master in giornalismo sportivo alla Sheffield Hallam University, capite bene che, forse, sono davvero finito nel posto giusto. O almeno spero.

lunedì 5 settembre 2011

La Colombia e il complesso di Edipo


Photo: Futbolred.com

Una volta mi hanno detto che in questo secolo ci sono stati tre soli grandi avvenimenti, in Colombia: lo scoppio de La Violencia nel 1948, la pubblicazione di 'Cent'anni di solitudine' nel 1967 e la sconfitta per 5-0 dell'Argentina per mano della nazionale colombiana nel 1993.
E sapete qual è la cosa peggiore? Che è tutto vero."
 (Gabriel García Márquez)
Dici Argentina e Colombia e in un baleno la mente viaggia da sola, approdando a due mondi profondamente differenti. Da una parte trovi l'estremità meridionale di quello straordinario universo di colori, popoli, sapori e odori che è l'America Latina, sul versante opposto sorge quella che del continente è la porta principale, un lembo di terra aggrappato a Panamá, all'altra America.

Argentina-Colombia è una partita da mille scenari che non si riducono al campo di calcio: Argentina-Colombia "..es como decir el país de García Márquez y el país de Borges, la cumbia y el tango, el café y el bife de lomo, Valderrama y Maradona, el Batigol y El Tren, el calor y el frío, el Pacífico y el Atlántico..."

Alé Calais, la Bargilli si dà al calcio


Parigi val bene una messa. In scena.Questione di pochi giorni e il Théâtre Mouffetard, dal 7 al 17 settembre, ospiterà otto rappresentazioni di «Alé Calais», pièce scritta dal giornalista Osvaldo Guerrieri e diretta da Emanuela Giordano. È un monologo che racconta la grande impresa del Calais, squadra della quarta divisione del calcio transalpino: undici anni fa scrisse una pagina memorabile della storia dello sport, arrivando ad un passo dalla conquista della Coppa di Francia.

La squadra allenata da Ladislas Lozano, spagnolo rifugiatosi oltre i Pirenei per sfuggire al franchismo, era composta da giocatori dilettanti: chi faceva il giardiniere, chi il magazziniere, chi l'imbianchino. Umili mestieranti che arrivarono alla finale di Coppa di Francia, a Parigi contro il Nantes, dopo aver eliminato squadre di vertice come Strasburgo e Bordeaux. Eroi all'improvviso che si videro sfilare di mano il trofeo all’ultimo minuto per un rigore dubbio.

domenica 7 agosto 2011

La Carta di Viareggio



«Buongiorno, avete una stanza libera? Dobbiamo riunirci, è importante».


È un’afosa giornata d'inizio agosto del 1926. Viareggio e la Versilia, da anni, sono la meta per antonomasia del turismo balneare. Qui si ritrovano, in cerca di quiete, illustri letterati, uomini di cultura, affermati artisti.

Qui, sotto il solleone, spendono il proprio tempo libero Gabriele D’Annunzio, Dina Galli, Thomas Mann, Ettore Petrolini. Il litorale viareggino si sta sottoponendo ad un’intensa operazione di maquillage: i grandi ombrelloni sono spuntati sull'arenile ed in pochi anni rileveranno le cosiddette “rotonde”, piccoli pontili in legno timidamente affacciati sul mare.

giovedì 4 agosto 2011

A volte ritornano



Per un calciatore in particolare è l'ultima battaglia da affrontare, è il crepuscolo di una carriera luminosa che, novanta minuti dopo, tramonterà definitivamente. Per la squadra schierata nell'altra metà del campo quell'ora e mezzo di fallacci e azioni corali annuncerà il sorgere del sole dopo essere stata circondata per oltre un quarto di secolo dalle tenebre. Ecco come una banalissima amichevole estiva diventa una partita della vita, della vita sportiva di un atleta che giunge a compimento e della seconda vita sportiva di una società che ricomincia.

lunedì 25 luglio 2011

Il trionfo del "Fútbol criollo"



Photo futbolcallejero.blogspot.com

Ormai è una di quelle associazioni di idee che nascono da sole, senza arrovellarsi troppo il cervello: Uruguay, calcio, Eduardo Galeano. Adoro gli articoli che lo scrittore sudamericano ha dedicato a quello sport che lui stesso definisce "la vera religione in un paese ateo" come quello natìo. Adoro il fatto che lui, intellettuale, non abbia snobbato il calcio bensì lo abbia esaltato. Galeano stesso, va detto, non ha esitato ad evidenziare gli aspetti negativi, i precipizi in cui è rotolato il pallone, sul quale un numero purtroppo crescente di squali e avvoltoi lucra.


Proprio per questo, però, non si possono non apprezzare i suoi scritti che evocano gli anni pionieristici del fútbol, quello giocato a piedi nudi o con gli scarpini consumati nelle strade, quello giocato in luoghi dove le linee del campo e le porte vengono tracciati con sassi e mucchi di stracci o, meglio ancora, con la fantasia. L'Uruguay, la sua Uruguay ha appena vinto la Copa América, il più importante trofeo di calcio nel continente latinoamericano: lo ha alzato per la quindicesima volta verso il cielo, che ieri a Buenos Aires era bellissimo. Era celeste, come il colore della maglia indossata dalla nazionale allenata da Tabárez. 


Chissà se, adesso, Galeano farà scorrere qualche rivolo d'inchiostro per esaltare le figure di Luis Suárez, Diego Forlán, Diego Lugano e Sebastián "El loco" Abreu, dopo averlo già fatto per Obdulio Varela, Isabelino Gradín, Héctor Scarone, José Leandro Andrade e José Piendibene, l'attaccante che non esultava mai quando segnava per non mancare di rispetto agli avversari. 

Intanto godiamoci questo scritto che racconta la nascita del fútbol criollo, il "calcio creolo", in Argentina ed in Uruguay. E che sottolinea la trasformazione sociale del calcio stesso, da passatempo per pochi eletti a gioco che unisce etnie e popoli. E allora, viva la Celeste. Viva le partite in cui scende in campo, le sfide durante le quali "si ferma il respiro del Paese, tacciono i politici, i cantori e i ciarlatani da fiera, gli amanti frenano i loro amori e le mosche interrompono il volo".

lunedì 4 luglio 2011

Serbia´s European Dream between Water Polo and Politics


Photo Simone Pierotti

 On one hand they conquered Europe in water polo, yet they seem to refuse Europe and its institutions. Sports and history are ironic as ever for Serbs. 2011 is definitely their year. It all began in late May, with the capture of Ratko Mladić, the Bosnian Serb war criminal accused of the Srebrenica massacre - 8,000 victims among Muslim civilians - in 1995. His arrest has always been considered a conditio sine qua non for Serbia’s accession to the European Union. But the reception of this supposed-to-be historical step is quite a controversial issue.

giovedì 30 giugno 2011

Pro Recco di Serbia



La notizia, inutile negarlo, avrebbe del clamoroso: la Pro Recco potrebbe partecipare alla prossima edizione della Jadranska Liga, il torneo di pallanuoto che comprende squadre croate, montenegrine e slovene. 


Il settebello ligure, infatti, è stato - seppur non ufficialmente - invitato ad entrare nella Lega Adriatica: lo ha confermato l’allenatore Pino Porzio, il quale ha anche strizzato l’occhio ad un’eventuale partecipazione della sua squadra a questa competizione. 


domenica 12 giugno 2011

Romanzo laziale - 1



La stagione calcistica è definitivamente tramontata. Adesso c'è l'estate. Giorni di calura, giorni di vacanze, giorni, per presidenti e direttori sportivi, dedicati a grandi trattative per impreziosire le loro squadre, i loro gioielli. Trattative oscurate, tuttavia, dall'eclissi dell'ennesimo scandalo pallonaro all'italiana, quello del calcioscommesse. Come già verificatosi in passato, l'anticamera dell'estate porta con sé un invito alle urne: oggi e domani gli italiani sono chiamati ad esprimere la propria volontà sulla presenza di centrali nucleari nello Stivale, sulla privatizzazione dell'acqua, sulla legittimità - perdonate il gioco di parole - del legittimo impedimento. Per qualcuno questo referendum, in caso di raggiungimento del quorum, potrebbe causare un altro movimento tellurico fatale per la stabilità del governo Berlusconi. Ebbene, oggi è il 12 giugno e, esattamente trentasei anni - e un mese - fa, un altro referendum cambiava le sorti del paese: era il 12 maggio 1974 e gli italiani votarono contro l'abrogazione della legge Gaslini-Fortuna sul divorzio. In quello stesso giorno, una squadra festeggiò la conquista del primo scudetto della sua storia: era la Lazio, per molti perfetto emblema, in ambito sportivo, dell'Italia di quegli anni. Gli anni di piombo.


giovedì 9 giugno 2011

Balcani caput Europae


Non che ve ne fosse un reale bisogno, ma la Final Four di Eurolega di pallanuoto a Roma ha confermato come lo sport sia una perfetta cassa di risonanza dei sentimenti nazionalisti che dominano nei Balcani.

Sgomberando poi il campo dalla politica e dalle analisi sociologiche, l'evento capitolino è stato l'ennesima riprova che quella regione dell'Est europeo merita l'appellativo di culla della pallanuoto: delle quattro finaliste una era serba - e ha vinto la coppa -, una croata e un'altra, infine, montenegrina. Al contempo la Pro Recco, la quarta partecipante, schierava tre soli italiani (di cui uno naturalizzato) a fronte di due serbi - Filipović e Nikić -, due montenegrini - Ivović e Zloković - ed un croato - Burić.

martedì 7 giugno 2011

Big in Japan - 9


Photo: nippon-gambare.com
In principio fu Gary. E poi vennero, mano a mano, tutti gli altri. Quando, nel 1992, Gary Lineker decide di tentare l'avventura in Estremo Oriente, per tutto il Giappone è un evento storico: è lui il primo straniero della J.League, il neonato campionato professionistico.

L'attaccante di Sua Maestà, celebre per non aver mai ricevuto un cartellino che fosse uno in tutta la sua carriera, è indubbiamente il vero colpo di mercato del Nagoya Grampus Eight che lo ha ingaggiato a suon di yen.

Ma non è l'unico grande nome transitato dalla J.League. Anzi: Lineker può ritenersi in buona compagnia.

Big in Japan - 8

Photo: Albionroad.com

 Quando, nel 1993, la J.League vede la luce, una delle prime preoccupazioni è di dare un nuovo nome ad ogni squadra. Il modello di riferimento sono gli sport americani: ogni franchigia reca con sé il nome della città che rappresenta, così sarà pure in Giappone.

Ed il campionario, che attinge dalle lingue europee, è vasto: animali di ogni genere, stelle e costellazioni, piante e persino agenti atmosferici.

Big in Japan - 7



(continua da - 6)

Tra alti e bassi. Prima dieci squadre, le storiche partecipanti all'anno zero della J.League. Poi dodici. Nella stagione successiva il numero aumenta a quattordici. Sale ancora: sedici. E infine diciotto. Con la contemporanea istituzione, undici anni fa, della J.League Division 2, il campionato cadetto, destinato ad aprirsi a nuove compagini di stagione in stagione. È questo, forse, il dato che fotografa la crescita e la progressiva diffusione del calcio in Giappone. Ogni anno c'è almeno una nuova squadra che intende iscriversi, dal nulla oppure dalle categorie inferiori (la JFL, campionato semiprofessionistico che ha rilevato la JSL). 

Big in Japan - 6


I tifosi degli Urawa Red Diamonds

A scuola di calcio. Campionato: celo. Squadre (dieci): celo. Giocatori, tra cui grandi campioni stranieri: celo. Atmosfera da stadio: mi manca. Mentalità vincente dei giocatori: mi manca. Nonostante il massiccio impegno economico da parte di Kawabuchi, che mette in guardia i presidenti delle varie società (le stime parlano di un disavanzo di un miliardo di yen per i primi 10 anni), il calcio giapponese è un prodotto freddo e senz'anima, per quanto valido. Mancano la passionalità ed il coinvolgimento del pubblico. Che poi sono i fattori decisivi per fare di una semplice partita di pallone un vero e proprio spettacolo. 

Big in Japan - 5



(continua da - 4)

La J.League. I tempi sono ormai maturi per la nascita di un campionato professionistico di calcio: è il momento buono per dare all'esterno l'immagine di un Giappone fresco, giovane ed internazionale. Non è un periodo felice, per il paese: il boom economico degli anni Settanta appartiene ormai al passato, alla Borsa di Tōkyō l'indice Nikkei crolla ed il Jiyu Minshuto o Jiminto, il partito liberaldemocratico al governo, è invischiato nello scandalo Recruit, episodio di corruzione che vede coinvolti l'omonima società di telecomunicazioni, esponenti politici e dirigenti aziendali.

Big in Japan - 4


Dettmar Cramer


Yamato damashi. Aziende di fama internazionale che investono denaro. Ritorno mediatico. Giocatori stranieri in aumento. Non manca, apparentemente, nulla al calcio giapponese.


Ma c’è ancora qualcosa da sistemare. Il calcio e la cultura del calcio, infatti, non sempre viaggiano sulla stessa linea. Nella terra dei samurai c'è il contorno, ma non il piatto principale. Che fare? Da dove iniziare?

Big in Japan - 3



(continua da - 2)

L'epopea delle aziende. C’è una parola che descrive alla perfezione l'intreccio tra sport e industria tipico di questi anni: kanri-yakyu, baseball gestionale.

Il suo teorico è Tetsuji Kawakami, alla guida dei Tōkyō Giants vincitori del titolo nazionale per ben nove anni consecutivi (1965-1973): le sue tecniche di allenamento e di gestione del gruppo sono le stesse del perfetto amministratore delegato di un’azienda.

Incarnando i valori chiave dei samurai come la gerarchia e l'obbedienza, il baseball rimane lo sport più popolare. Frattanto ha inizio una nuova vita per il calcio giapponese: il pallone smette di rotolare nei cortili di scuole ed università e finisce sulle scrivanie degli uffici.

Big in Japan - 2




(continua da - 1)

 Primi calci. C'è comunque da attendere la fine dell’era Meiji per assistere al primo campionato nazionale giapponese, figlio, in realtà, di un errore commesso da un’agenzia di stampa.

Nel 1918 si disputano tre tornei calcistici nelle regioni di Kansai, Kantō e Tōkai: nonostante non dipendano l’uno dall’altro, alcuni giornalisti li spacciano come gironi di qualificazione, a carattere regionale, per un presunto campionato nazionale.

I quotidiani che riportano la (falsa) notizia finiscono anche sul tavolo dei vertici della Federcalcio inglese, che decidono di inviare in Giappone il giusto premio da assegnare alla squadra vincitrice, consistente in una coppa d’argento che andrà poi perduta nel corso della Seconda guerra mondiale.

Big in Japan - 1



Il recente trionfo della nazionale in Coppa d'Asia riporta un po' di attenzione sul calcio giapponese, noto ai più solo attraverso il mondo dei fumetti. Adesso, però, la J. League è una realtà consolidata, anche se il calcio ha faticato a farsi largo nella rigida società nipponica.

Big in Japan


Sarò sincero: raramente mi è capitato di appassionarmi alla scrittura di un articolo come in questo caso. Un lungo, affascinante viaggio alla scoperta del calcio in Giappone, delle sue origini, del suo sviluppo, della sua crescita. Non lo nego: per anni le mie conoscenze calcistiche, riguardo al paese del Sol Levante, erano limitate a "Holly e Benji", comunemente a molti altri ragazzi della mia generazione.

E poi, un giorno, sbarcò in Italia un attaccante brevilineo, dagli occhi a mandorla, che si portò pure lo sponsor (Kenwood): era Kazu Miura, primo calciatore giapponese a militare nella Serie A italiana, acquistato dal Genoa. L'Estremo Oriente, da quel momento, non ci è più sembrato un mondo così remoto...

1. Le origini

2. Primi calci

3. L'epopea delle aziende

4. Yamato damashi

5. La J.League

6. A scuola di calcio

7. Tra alti e bassi

8. Ciliegi, marinai, orche e scoiattoli

9. Gary e i suoi fratelli


(Potete leggere l'articolo completo sul numero 4 di Pianeta Sport)

lunedì 23 maggio 2011

Kabul do Brasil - 3


(continua da - 2)


Estate 2008: a Pechino vanno in scena, non senza polemiche, i ventinovesimi Giochi Olimpici. In Afghanistan tutti fanno il tifo per Rohullah Nikpai, in gara nel taekwondo categoria 58 kg: il ventunenne lottatore, rifugiatosi in un campo profughi in Iran durante gli anni della guerra civile, riesce a mettere al collo la medaglia di bronzo. 

È un momento storico per l’Afghanistan: mai un atleta era salito sul podio olimpico in oltre un secolo di competizioni a cinque cerchi. 

domenica 22 maggio 2011

Kabul do Brasil - 2


(continua da - 1)

Nella primavera 1979, quando l’invasione da parte di Mosca è un’ipotesi ancora remota, i mujāhidīn scatenano l’attacco alla città di Herat: è un’operazione resa possibile dai finanziamenti economici che arrivano dal MI6 e dalla CIA attraverso i servizi segreti pakistani, come confermerà venti anni dopo Zbigniew Brzezinski, Consigliere Nazionale per la Sicurezza negli anni della presidenza Carter, in un’intervista rilasciata al settimanale francese Le Nouvel Observateur

sabato 21 maggio 2011

Kabul do Brasil - 1


Una nazionale di pallanuoto maschile dell'Afghanistan, creata dal nulla in una terra senza tradizioni né strutture. Ma con un sogno: partecipare ai Giochi di Rio de Janeiro del 2016. La sfida di un americano che può dare speranza ad un paese dilaniato da oltre trenta anni di dolore .


«Esiste un modo per tornare ad essere buoni» ricorda Rahim Khan ad Amir nelle prime pagine de “Il cacciatore di aquiloni”, libro di Khaled Hosseini, scrittore afghano trapiantato negli Stati Uniti. Difficile, al giorno d’oggi, pensare al paese dell’Asia Centrale ed al suo destino senza tener conto degli yankees. Perché i rapporti tra le due nazioni sono stati allacciati assai prima che due aeroplani sconvolgessero un tranquillo mattino di New York andando a schiantarsi sulle ripide pareti delle Torri Gemelle.

sabato 14 maggio 2011

Calcio, media e potere


Tu chiamale, se vuoi, coincidenze. Una settimana fa, pareggiando 0-0 a Roma, il Milan ha matematicamente conquistato lo scudetto, il diciottesimo della sua storia. Stasera, contro il Cagliari, i rossoneri celebreranno l'agognato ritorno al tricolore davanti al pubblico di San Siro, nell'ultimo impegno casalingo della stagione. Tutto questo alla vigilia delle elezioni amministrative che coinvolgeranno numerose città. E, tra queste, c'è anche Milano. Qual è il filo conduttore? Silvio Berlusconi. Una settimana fa, in qualità di presidente del Milan, ha gioito per l'ennesimo trofeo alzato al cielo dalla sua squadra, quella che rilevò, sull'orlo del fallimento, da Giussy Farina - poi fuggito in Sud Africa - nel 1986. Domani e lunedì, questa volta nelle vesti di presidente del Consiglio, sarà atteso da un'altra partita fondamentale, quella che si gioca alle urne. Anche Milano (dove peraltro Berlusconi corre per il consiglio comunale) è chiamata al voto e la rielezione della pidiellina Letizia Moratti - cognata del di lui rivale interista Massimo Moratti - non appare così scontata.

lunedì 2 maggio 2011

Osama bin Gunners


Tutti lo conoscono come il leader di Al-Qāʿida, organizzazione terroristica responsabile degli attentati dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti. Meno nutrita è la schiera di quanti sanno che, all’epoca dell’invasione sovietica in Afghanistan, è stato tra i beneficiari del denaro e delle armi che la CIA forniva ai mujāhidīn (ma Washington ha sempre smentito di averlo direttamente foraggiato).

E non tutti sono a conoscenza del suo tifo per l’Arsenal di Londra, tanto più che i sostenitori dei Gunners gli dedicarono un coro poco dopo l’attentato alle Torri Gemelle. Nella notte è stata diffusa una notizia non proprio di poco conto: forze statunitensi hanno ucciso Osāma bin Lāden, il numero uno sulla lista dei nemici di Washington, nel suo rifugio di Abbottabad, in Pakistan.

domenica 1 maggio 2011

Lo scià di Persia



Ha vinto tutte le partite del torneo tranne una. Quella decisiva. Poco male: la qualificazione alla finalissima non era passata inosservata, sui quotidiani e sulle agenzie di stampa nazionali. Paolo Malara, ex ct del Settebello, guida la nazionale iraniana di pallanuoto maschile al secondo posto della terza FINA Water Polo Development Trophy, competizione riservata a dodici selezioni nazionali provenienti dall’Africa, dalle Americhe e dall’Asia. Dalle aree, insomma, in cui la pallanuoto non ha ancora raggiunto la notorietà acquisita in Europa ed in pochissimi altri paesi fuori del Vecchio Continente.



domenica 17 aprile 2011

Clamoroso a Perugia

Udite udite: a Perugia, in occasione del Festival internazionale del giornalismo, mi hanno addirittura intervistato. La pazza - passatemi il termine - in questione si chiama Giulia e frequenta la scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia: assieme ad altri ragazzi, tra cui l'amico Gianluca "Ruggi" Ruggirello, cura il blog Retrofestival. Qui vengono pubblicate interviste audio, resoconti di incontri e spigolature varie sul Festival. C'è spazio anche per i post - dedicati al Festival - che i volontari scrivono sui loro blog: aver pubblicato le interviste ad Alfredo Provenzali e a Maurizio Compagnoni mi è valso uno spazio su Retrofestival. Giulia mi ha chiesto qualche informazione sul mio blog, come nasce e cosa ci scrivo. Diciamo che è la mia prima intervista. Strano, eh? 


sabato 16 aprile 2011

Intervista a Maurizio Compagnoni


E due! Dopo l'intervista radiofonica ad Alfredo Provenzali, ecco quella televisiva a Maurizio Compagnoni, uno dei telecronisti di punta di Sky Sport. Avevo conosciuto Maurizio qualche anno fa, a Viareggio, nel corso di una cena: si ricordava di me e anche di quell'evento, organizzato da quella mente "diabolica" del mitico Dj Tore. Anche Compagnoni, come il sopraccitato collega di "Tutto il calcio minuto per minuto", è intervenuto all'incontro sul giornalismo sportivo al Festival di Perugia, improvvisando peraltro un simpaticissimo siparietto con Pierluigi Pardo, telecronista di Mediaset Premium che è stato molto disponibile verso la giovane platea. Un vero onore, anche se devo ammettere che difficilmente la televisione sarà il mio campo: non ho molta esperienza, e poi non credo che la mia voce si presti bene per questo tipo di mezzo di comunicazione. Rimane, però, la soddisfazione. E che soddisfazione...


Intervista ad Alfredo Provenzali



Succede anche questo. Capita che, al Festival internazionale del giornalismo di Perugia, dove sono volontario per il terzo anno consecutivo, il sottoscritto abbia l'onore, è proprio il caso di dire, di intervistare uno dei più grandi del giornalismo sportivo italiano: Alfredo Provenzali.

Voce storica della trasmissione radiofonica "Tutto il calcio minuto per minuto", è intervenuto all'incontro dal titolo "Clamoroso al Cibali" e dedicato al cambiamento del linguaggio del giornalismo sportivo nel corso del tempo e attraverso i vari mezzi di comunicazione.

L'intervista a Provenzali la potete ascoltare sul sito web di Reset Radio, la web radio ufficiale del Festival del giornalismo. Un po' per inesperienza, un po' per l'emozione, la mia voce non sarà delle migliori. Le risposte di Provenzali, invece, sono come i suoi interventi dagli studi di Saxa Rubra: timbro di voce chiaro e inconfondibile, italiano lineare e corretto. Buon ascolto a tutti. E linea allo studio.

giovedì 31 marzo 2011

La pallanuoto a portata di palmo




Sono oltre quindicimila, su Facebook, ad attendere con impazienza il grande giorno. Sono gli iscritti al gruppo “We want Pro Evolution Waterpolo on PS3, XBox360, Wii and PC”. Ad onor del vero, le loro aspettative andranno in parte deluse, ma meglio che nulla…


La prossima settimana dovrebbe - il condizionale è d’obbligo, alla luce dei numerosi problemi riscontrati - essere finalmente lanciato “H2O Polo”, videogioco di pallanuoto disponibile per iPhone e iTouch e, in tempi brevi, perfino per l’iPad.

venerdì 18 marzo 2011

C'eravamo tanto odiati



La vecchia Jugoslavia di Tito è un ricordo ormai sbiadito: quel paese rivive solo nelle menti di chi è cresciuto negli anni Settanta e Ottanta, nelle mappe ingiallite degli atlanti stampati in quel periodo.


La vecchia Jugoslavia unita rimase sotto le macerie della guerra che scoppiò nei Balcani venti anni fa, vittima del nazionalismo che fece la sua avanzata nei vari paesi: ognuno va avanti per la propria strada, covando l’odio per i vicini di casa che, fino al giorno prima, erano da considerarsi fratelli.

Eppure, venti anni dopo, lo sport sembra riunire di nuovo, idealmente, sotto un’unica bandiera gli stati balcanici.

mercoledì 16 marzo 2011

Giappone: la terra trema, il calcio si ferma


Ventidue ragazzi corrono dietro ad un pallone da calcio, in Giappone, su un campo dalla morfologia bizzarra, quasi fosse una collina. La loro partita viene trasmessa in diretta tv nazionale, con un appassionato telecronista a raccontare le loro gesta. Una squadra, proveniente dalla città di Fujisawa, schiera i due più grandi talenti del calcio nipponico: il primo, Genzo Wakabayashi, è un portiere dalle doti straordinarie, pressoché imbattibile nei tiri dalla distanza; il secondo, Tsubasa Ozora, è un attaccante eclettico dalle maniere gentili e dal carisma innato. Il calcio è, prima di tutto, un gioco, un divertimento. E, sovente, ripete a compagni di squadra ed avversari: “Il pallone è tuo amico”.

Ma la realtà odierna del Giappone non è il quadro idilliaco che Yoichi Takasahi aveva disegnato nel suo popolarissimo manga, poi divenuto un cartone animato di successo sbarcato in Italia con il titolo di “Holly e Benji”. Il pallone è amico dei bambini, eppure ha smesso di rotolare dopo la tragedia che venerdì 11 marzo ha colpito il paese del Sol Levante.


domenica 27 febbraio 2011

Il Nagoya sfida l'Italia


«Sonae areba urei nashi»: Se sei preparato bene, non c'è niente da temere. La saggezza di questo proverbio giapponese trova perfetta applicazione in materia calcistica nella squadra Under 18 del Nagoya Grampus, unica straniera rimasta in corsa alla "Viareggio Cup".

E proprio su queste basi, una mirata preparazione atletica ed una perfetta organizzazione tattica, i nipponici hanno costruito il loro miracolo: nel girone 9 dovevano confrontarsi con la scuola europea - e che scuola: il blasonato Milan, l'emergente Sassuolo ed i norvegesi, tutti da scoprire, dello Stabæk - ma, alla resa dei conti, l'allievo ha superato il maestro.

giovedì 24 febbraio 2011

Vive la grève!


Probabilmente Nicolas Sarkozy ha avuto - ed avrà - ben altri scioperi di cui preoccuparsi, come quelli generali seguiti alla contestata riforma delle pensioni.

Eppure anche nel mondo dello sport transalpino c’è chi ha deciso di incrociare le braccia, come i giocatori dei campionati maschili e femminili di pallanuoto, fermi da oltre un mese.

E, soprattutto, senza uno spiraglio che faccia pensare ad un’immediata ripresa.

giovedì 10 febbraio 2011

Bianco, rosso e recessione



Non c'è proprio pace dalle parti del Pireo. E non solo per gli scioperi che, negli ultimi mesi, hanno visto coinvolti i lavoratori portuali. Per la sezione di pallanuoto dell'Olympiakos sembra proprio questo l'annus horribilis: dopo la crisi che colpisce la squadra maschile, adesso, è la volta di quella femminile, altro vanto della polisportiva greca.


Sulla falsa riga di quanto fatto da Nikos Deligiannis e compagni, anche la squadra allenata da Theokratis Pavlides ha denunciato la situazione di stallo scrivendo una lettera aperta.

martedì 25 gennaio 2011

C'est magnifique!


Non mi capita spesso di scrivere, su questo spazio libero, biografie di giocatori in attività o che si sono ritirati. Sapete, non è facile. Non è facile scovare un calciatore mediamente famoso e, allo stesso tempo, con una storia personale ancora da raccontare. Questa sezione, quella dei "Grandi campioni", è nata prima di tutto per celebrare coloro che, dalla tenera età all'adolescenza, e passando per gli anni della maturità (o presunta tale...), sono i miei campioni preferiti. 


Ma dando corda al proprio istinto, alle proprie emozioni, al proprio cuore si finirebbe per cadere nella banalità: se io volessi tracciare un profilo di Maradona, di Pelé, di Cruijff correrei il serio rischio di scrivere righe su righe che non aggiungerebbero nulla di nuovo a quanto già si sa. Meglio, allora, gettarsi altrove. Su calciatori di indiscusso valore e che, tuttavia, non sono mai stati reclamizzati a sufficienza, almeno quanto avrebbero meritato. 



Oggi è la volta di un giocatore del quale mi innamorai dodici anni fa, guardando una carrellata delle sue reti più belle. Lui è francese ed è stato apprezzato nel Regno Unito, dai calciatori inglesi, dai giornalisti inglesi. Persino dalle inglesi. A mio modesto parere, è stato il calciatore francese più talentuoso degli anni Novanta, ancor più di Cantona, meno tecnico ma più carismatico, altrettanto geniale e forse maggiormente sregolato. Lui è David Ginola. E giocava magnificamente.

giovedì 13 gennaio 2011

I magnifici sette



Quando, agli inizi degli anni Novanta, la nazionale di pallanuoto maschile vinceva più o meno tutto quello che c’era da vincere, la stampa riportò in auge un soprannome che, nel corso degli anni, è tornato ad essere di uso corrente: Settebello.

Fu coniato, in verità, per i giocatori della Rari Nantes Napoli che erano soliti ingannare l'attesa per le partite giocando a carte. E poi fu esteso alla nazionale, complice il fatto che a pallanuoto una squadra titolare è composta, effettivamente, da sette uomini.