domenica 12 luglio 2009

Storia dei Mondiali di nuoto - 8

Per la seconda volta consecutiva, i Mondiali di nuoto riprendono ad avere la medesima cadenza quadriennale del corrispondente calcistico. E così, dal 1994 di Roma, si passa al 1998 di Perth: a soli sette anni dalla sesta edizione, dunque, la principale città dell'Australia occidentale ospita nuovamente i Mondiali delle discipline natatorie per mancanza di altre città candidate. Ancora una volta si nuota in inverno, dall'8 al 17 gennaio. Rispetto all'edizione di Roma i sospetti di doping delle nuotatrici cinesi diventano concreta realtà: alcune di loro vengono infatti rispedite a casa una volta trovate in possesso di sostanze illecite all'aeroporto di Perth.


Nel nuoto maschile sono soprattutto gli atleti locali a mettersi in evidenza: la copertina spetta a Michael Klim (nella foto a sinistra) che domina i 100 farfalla ed i 200 stile libero e trionfa con due staffette (4 x 200 stile libero e 4 x 100 misti), portando a casa pure l'argento nei 100 stile dietro allo "zar" Popov ed il bronzo nei 50 stile in coabitazione con il puertoricano Busquets. La lunga distanza è invece dominio di Grant Hackett, altro aussie: nei 1500 metri l'oro è suo, nei 400 si arrende invece ad un ragazzino che, a soli 15 anni e 3 mesi, diventa il più giovane nuotatore di sempre a vincere un titolo mondiale. Il suo nome è Ian Thorpe: ne sentiremo parlare a lungo. Dopo anni di digiuno, poi, il nuoto azzurro torna a far parlare di sé: merito di Massimiliano Rosolino ed Emiliano Brembilla, argento rispettivamente nei 200 e nei 1500 stile libero. Anche il Nord Europa è gran protagonista a Perth con lo svedese Frölander e gli olandesi Wouda (oro nei 200 misti ed argento nei 400) e van den Hoogenband.
Particolarmente variegato è anche il panorama del nuoto femminile, dove ormai non c'è più una sola nazionale a farla da padrona: tra le più agguerrite ci sono certamente le statunitensi, con Jenny Thompson che vince 100 farfalla, 100 stile libero e due staffette. Non sono da meno le connazionali Amy Van Dyke, Kristy Kowal e Lea Loveless. Le cinesi, fortemente indebolite dall'assenza delle atlete fermate per doping, non riescono a ripetere la grande impresa romana: le soddisfazioni maggiori arrivano dalla diciassettenne Yan Chen, oro nei 400 stile e nei 400 misti ed argento nei 200 misti. Si guadagnano un posto al sole anche la costaricana Claudia Poll, vincitrice dei 200 stile libero, le tedesche Dagmar Hase (oro a Barcellona 92 nei 400 stile libero) e Sandra Völker e l'ucraina Jana Kločkova.

Il nuoto di fondo si arricchisce di una nuova gara, la 5 kilometri: in entrambi i casi la spunta, in campo maschile, il russo Aleksej Akatyev con l'azzurro Luca Baldini bronzo nella neonata distanza. Singolare, invece, quanto accade tra le donne: sia nella 5 km che nella 25 km l'olandese van Dijk e la tedesca Büchse devono spartirsi l'argento ed il bronzo, cedendo la piazza d'onore ad un'avversaria americana.
A Perth volge, poi, al tramonto l'era dell'egemonia Canada-Giappone-Usa nel nuoto sincronizzato: in Australia si affaccia prepotentemente sulla scena la Russia che si aggiudica l'oro in tutte le specialità della disciplina. Solo il Giappone riesce a tenere il passo delle syncronette degli Urali, raggranellando due argenti ed un bronzo: gli Stati Uniti, più volte leader incontrastati in questo campo, devono accontentarsi solamente del terzo posto nella competizione a squadre.

Nei tuffi vengono introdotte altre due specialità: si tratta dei tuffi sincronizzati, eseguiti in coppia dal trampolino da 3 metri oppure dalla piattaforma da 10 metri. Nella nuova competizione brilla la Cina, quantomeno in campo maschile: Zhuocheng Yu centra un oro, in solitario, anche nel trampolino da 1 metro, ma nelle rimanenti competizioni individuali il vincitore indiscusso è Dmitrij Sautin. Due paesi che un tempo facevano parte dell'Urss si spartiscono il bottino in campo femminile: la Russia vince tre ori (Irina Laško nel trampolino da 1 metro, Julija Pachalina in quello da 3 metri e poi la prova in coppia dal trampolino, con le due tuffatrici come protagoniste), l'Ucraina si aggiudica i restanti due con Olena Župina in evidenza in entrambe le circostanze. La Cina, nazionale in netta ascesa nei tuffi, rimane a guardare.

I due tornei della pallanuoto confermano, sostanzialmente, le gerarchie trasmesse da Giochi olimpici ed Europei. Nel primo turno del torneo maschile volano Russia, Spagna, Ungheria ed i padroni di casa dell'Australia: non a caso saranno queste quattro squadre ad approdare in semifinale (l'Italia chiuderà al quinto posto). A giocarsi l'oro sono Ungheria e Spagna, campionessa olimpica due anni prima ad Atlanta: gli iberici, trascinati dal carismatico Manel Estiarte (nella foto a destra), bissano così il successo ottenuto negli Stati Uniti. La generazione dei vari Ballart, "Chava" Gómez, Iván Moro, Rollán e Sans diventa così la nuova potenza della pallanuoto mondiale dopo lunghi anni contrassegnati dall'argento come massimo risultato.
Tutt'altro che scontato, invece, è l'esito del torneo femminile: il Setterosa allenato da Pierluigi Formiconi parte subito male, inanellando subito una serie di tre sconfitte consecutive, ma riesce comunque a qualificarsi per i quarti di finale. Qui incontra e batte (12-9) il Canada, primo classificato dell'altro girone, e poi in semifinale supera di misura (10-9) le australiane al termine di due tempi supplementari: in finale ritrova l'Olanda, che nel primo turno aveva sconfitto le azzurre 6-5. Ma da quella battuta d'arresto l'Italia ha saputo risorgere e lungo il suo cammino non ha più incontrato ostacoli: con le olandesi è un continuo botta e risposta, decide nel quarto tempo una rete di Cristina Consoli. E alla fine il Setterosa è d'oro.
Questa la squadra vincente: Carmela Allucci, Alexandra Araujo, Cristina Consoli, Francesca Conti, Eleonora Gay, Antonella Di Giacinto, Melania Grego, Stefania Lariucci, Giusi Malato, Martina Miceli, Maddalena Musumeci, Monica Vaillant, Milena Virzì.

Fonti:
http://en.wikipedia.org/
http://it.wikipedia.org/
http://www2.raisport.rai.it/
HistoFINA - Vol. VIII
L'Enciclopedia delle Olimpiadi - ed. La Gazzetta dello Sport (vol. I-II)

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